La matita è un oggetto apparentemente umile, eppure è assolutamente indispensabile per prendere appunti, tracciare schizzi e lasciare qualsiasi altro segno tangibile della nostra presenza su un foglio di carta – o, meglio, lo è stato fino all’avvento dei vari tablet e smartphone, anche se personalmente sono fermamente convinta del fatto che continuerà ad avere un ruolo preponderante anche nel prossimo futuro.
Abbiamo già raccontato una breve storia della matita; oggi vorrei parlare invece di un progetto artistico che utilizza le matite con finalità espressive e risultati da togliere il fiato. Per l’appunto, l’arte di fare arte con le matite
In Amalgamated, Il finlandese Tuomas Markunpoika esplora il rapporto fra quello che è inteso come uno ‘strumento’ massificato e il suo scopo, evidenziando come la bellezza di una matita, se considerata come oggetto e utilizzata unicamente per il suo fine primario, viene diluita sino a perdersi del tutto. Ed è un vero peccato.
Le matite diventano materia e si fanno materiale per costruire qualcosa di solido e tangibile. Non che la scrittura o il disegno non lo siano, anzi; in questo caso, tuttavia, la grafite non è più soltanto un mezzo per esprimere qualcos’altro ma la matita, nella sua interezza, diventa un elemento costruttivo vero e proprio. E come accennavo sopra, nell’epoca dei tablet/smartphone/quant’altro si fa ancora più significativo il gesto di riprendere in mano uno strumento al contempo così utile e umile per sfruttarne la materialità con fini altri.
Markunpoika ha creato una serie di vasi incollando una matita all’altra, sfruttandone la forma esagonale per occupare al meglio lo spazio tridimensionale e utilizzando strumenti da taglio e tornitura del legno per realizzare oggetti che rivelano nella propria struttura interna schemi ogni volta diversi, tutti accomunati dal fatto di rivelare, ogni volta, la bellezza semplice ed essenziale di una matita.