Tempi che cambiano, tra ora legale e ora solare

Perché ogni sei mesi dobbiamo forzare i nostri orologi a fare qualcosa che potrebbe sembrare innaturale?

Quasi un anno fa, la mia vita ha subito un cambiamento radicale: mio figlio, 6 anni compiuti, ha iniziato il suo percorso nella scuola dell’obbligo e, con questo, il numero 6 ha accompagnato la nostra famiglia anche in qualcos’altro, ossia l’ora della sveglia.

Sarò franca: non sono mai stata una persona mattiniera. Ricordo ancora con orrore la scoperta, a 21 anni, di aver scelto di passare un mese di vacanza in Grecia con una mia amica che, ogni santo giorno, alle otto del mattino era in piedi, già docciata, vestita e con una gran voglia di chiacchierare, anche se la sera prima avevamo ballato fino a ora tarda. Riuscimmo poi a trovare una quadra, evidentemente, perché nonostante ne sia passata di acqua (e di ouzo) sotto i ponti, quest’estate abbiamo trascorso di nuovo le vacanze insieme (ma in stanze separate).

E comunque. Questa sveglia alle sei del mattino mi ha scioccata e ho trascorso l’autunno e l’inverno 2023/2024 oscillando tra la speranza di abituarmi a un nuovo stile di vita e la rassegnazione di chi sa che ci vorranno dieci anni, almeno, prima che mio figlio possa andare a scuola da solo. Anche se devo dire che questi mesi sono stati caratterizzati, soprattutto, da uno stato perenne di sonnolenza e di cattivo umore che, nella prima mezz’ora dal risveglio, spesso e volentieri scivolava nella depressione.

Poi, verso fine febbraio, le cose hanno incominciato poco a poco a cambiare. E l’omerica alba dalle dita di rosa, osservata dalla finestra di casa prima di colazione anziché dai finestrini dell’auto mentre parcheggiavo vicino alla scuola di mio figlio, aveva acquistato il potere di meravigliarmi per la sua bellezza, anziché irritarmi per il suo essersi fatta troppo a lungo desiderare.

Foto di Pixabay

L’eterna lotta tra cortisolo e melatonina

Il ciclo di luce e buio che, nell’arco di circa ventiquattr’ore, si alternano a causa della rotazione della Terra su se stessa è la forza che regola la nostra vita. Quella che gli antichi greci chiamavano Eos, divinizzandola, i cronobiologi oggi la definiscono uno Zeitgeber: un segnale naturale che, letteralmente, “dà il tempo”, provocando nei nostri corpi processi ciclici che governano i nostri orologi interni.

La luce del mattino indica al nostro organismo che è arrivato il momento di produrre cortisolo a profusione, perché il cortisolo è l’ormone che ci fa sentire svegli e vigili. Al crepuscolo, per contro, l’oscurità innesca la produzione della melatonina, ormone che aiuta a promuovere il sonno – con un caveat: la melatonina non è responsabile di farci “venire sonno”, per dirla in modo non troppo tecnico. Con una metafora sportiva (che ben poco mi si addice, ma tant’è), la melatonina è l’arbitro di gara che, prima dell’inizio dei 100 metri alle Olimpiadi, dice alle persone di mettersi ai posti di partenza (o qualcosa del genere) e spara il colpo a salve (è un colpo a salve? L’ho scritto che capisco poco di sport). La melatonina non partecipa alla gara del sonno, ma ha il compito di sollecitare quelle regioni cerebrali che si occupano, loro sì, di farci addormentare.

Tornando al cortisolo, stamattina il sole ha fatto capolino da dietro le montagne per salutarmi dalla finestra del bagno alle ore 6.20, facilitandomi la skin care mattutina e, grazie al bombardamento di cortisolo che lo ha accompagnato, anche il resto della giornata. Tra una settimana, tuttavia, l’alba non avverrà prima di quest’ora, come potremmo aspettarci, ma molto dopo (più precisamente, alle 7.05), grazie all’introduzione della famigerata ora legale.

Quando non avevo un figlio in età scolare, amavo l’ora legale perché era sinonimo di serate quasi interminabili, in cui sorseggiare aperitivi in attesa del tramonto (ok, sto romanzando un po’, ma avete capito cosa intendo). Oggi, invece, per quanto mi faccia felice l’idea di poter cenare senza cavarmi gli occhi con la luce elettrica, sarei ancora più felice di barattare quell’ora in più di luce serotina con un’ora in più di luce mattutina, proprio come sta succedendo in questo inizio di primavera.

Il dibattito pubblico sull’ora legale

Il dibattito su vantaggi e svantaggi di intervenire a forza su come contiamo il tempo due volte all’anno è decisamente acceso. Si tratta di un dibattito che vede protagoniste persone esperte di scienza del sonno e di cronobiologia, ma anche di scienze sociali e ambientali, nonché di politiche governative, dal momento che decidere di spostare avanti o indietro le lancette dell’orologio non incide soltanto sulle vite degli individui ma regola quando si accendono (e per quanto tempo restano accese) le luci dei lampioni stradali, degli edifici pubblici e via di seguito.

Per fare un esempio, vi porto qualche dato del 2022 su quanto sarebbe stato risparmiato, in termini di chilowattora, grazie al meccanismo dell’ora legale:

Secondo le stime che Terna aveva fatto sui consumi nei 7 mesi in cui è stata in vigore l’ora legale (ovvero dal 27 marzo al 30 ottobre), l’Italia ha risparmiato circa 190 milioni di euro. Questo soprattutto grazie a un minor consumo di energia elettrica di circa 420 milioni di chilowattora. Si tratta di un risparmio che equivale al fabbisogno medio annuo di circa 150 mila famiglie. Se si considera il minor consumo di energia dovuto all’ora legale, dal 2004 al 2021 l’Italia ha risparmiato complessivamente circa 10,5 miliardi di kilowattora: in termini economici, è un risparmio per i cittadini di oltre 1,8 miliardi di euro. (via Il Sole24Ore)

Non male, vero? Nello stesso articolo che ho linkato ci sono dati anche sulla riduzione che, sempre grazie al meccanismo dell’ora legale, si stima sia stata fatta sulle emissioni di CO2.

Dato che quest’ora legale sembra avere un sacco di ricadute vantaggiose, c’è anche chi propone di mantenerla tutto l’anno; non è però d’accordo il dottor Pierluigi Innocenti, presidente dell’ASSIREM (Associazione Italiana per la Ricerca e l’Educazione nella Medicina del Sonno), che in questo post dichiara l’esistenza di “dati oggettivi che non possono non considerare l’ora solare come la più appropriata per il nostro ritmo circadiano e la nostra salute”.

C’è poi anche chi, per contro, sarebbe a favore dell’adozione permanente dell’ora solare, come Ariadna Güell Sans della Time Use Initiative. E non è probabilmente un caso che la ricercatrice viva a Barcellona. Se avete mai trascorso qualche giorno in Spagna, soprattutto nel Sud, avrete notato che gli orari (dei pasti, di apertura dei negozi eccetera) sono tutti spostati in avanti rispetto, per esempio, all’Italia. Questo succede perché il Paese sincronizza i suoi orologi con l’Europa centrale invece che con il Regno Unito, nonostante sia con quest’ultimo che condivide l’occupazione dei meridiani. Gli spagnoli dormirebbero in media quasi un’ora in meno degli altri europei, almeno in parte, proprio per via di questa prassi, instaurata dal dittatore Francisco Franco durante la Seconda guerra mondiale per allinearsi all’orario della Germania nazista e, da allora, mai più abbandonata.

Immagine di copertina: Rellotge tou explotant en 888 partícules després de vint anys d’immobilitat total, 1954 c. © Salvador Dalí